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(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 58

 

SEGRETI E BUGIE

 

(PARTE SETTIMA)

 

 

SPECCHI OSCURI

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Il mio nome è Ben Urich e sono un giornalista di un grande quotidiano di New York, il Daily Bugle. Anche questa sera sono rimasto solo in redazione, cosa che mi capita abbastanza spesso e che mia moglie non approva. Mi trovo al distributore d’acqua ed ho appena rialzato la schiena con il bicchiere in mano che sento qualcosa premere proprio contro la spina dorsale. Una lama per essere esatti e credo anche di sapere di cosa, il che vuol dire...

-Buonasera, Mr. Urich, si ricorda di me?-

            Una voce di donna, una voce che non potrei mai dimenticare. La voce della donna che una volta per poco non mi ha ucciso. Il bicchiere di plastica mi sfugge dalle mani e cade quasi senza far rumore e mentre una piccola pozza d’acqua si forma ai miei piedi, un nome mi sfugge dalle labbra:

-Elektra-

 

            Paladin, in abiti “civili” non parla durante il tragitto. I due uomini che lo hanno prelevato all’aeroporto ed ora gli siedono al fianco non sembrano i tipi inclini a scambiare qualche parola e lui non è il tipo del mercenario chiacchierone, un ruolo che lascia volentieri ad un altro.[1]

            Finalmente arrivano ad un’elegante villa nella periferia di Parigi e, dopo aver percorso un breve vialetto d’ingresso, l’auto si ferma davanti al portone e Paladin viene fatto scendere.

-Entra.- si limita a dire l’uomo alle sue spalle.

            Percorrono un corridoio fino ad uno studio, dove ad attenderlo c’è una giovane donna bionda che gli si rivolge sfoderando un largo sorriso:

-Paladin, finalmente sei arrivato. Scusa le maniere brusche dei miei uomini, ma ero impaziente di rivederti.-

-Ed io di rivedere te, Renée, sei sempre la più affascinante signora del crimine del sud della Francia che abbia mai conosciuto.-

            Renée Deladier ride mentre ribatte:

-Sei sempre il solito adulatore. Quante altre donne che dominano le bande criminali del sud della Francia conosci a parte me?-

-Nessuna, ahimè, ma se ci fossero, sicuramente non sarebbero belle e sexy come te.-

-Ben detto. Su, siediti pure. Sono davvero contenta che hai deciso di accettare la mia offerta… scusa, come ti devo chiamare questa settimana: Paul, Patrick, Philip?-

-Sul passaporto che ho usato, c’è scritto Patrick… Patrick Louis Dean… ma lo sapevi già benissimo, Renée, visto che lo hai detto ai tuoi uomini… quanto all’accettare l’incarico… hai usato il numero giusto di zeri come incentivo e non avevo di meglio da fare. Chi devo ammazzare?-

-Con calma, mio caro Patrick, con calma.-

La donna si rivolge ai suoi scagnozzi:

-Fuori di qui.-

            Gli uomini le obbediscono senza esitare e si chiudono la porta alle spalle. Renée Deladier la chiude con un chiavistello, poi apre un’altra porta che dà su una camera da letto, quindi si avvicina a Paladin.

-Prima di parlare di lavoro…- dice -… vorrei accertami se anche certe altre tue abilità sono all’altezza di quel che ricordo.-

            Paladin sorride mentre replica:

-Se proprio devo darti questa dimostrazione, mia cara, ebbene lo farò volentieri.-

 

            Quando mi risveglio, sono solo in una stanza da letto. Qualunque cosa la mia sorellastra Fah Lo Suee abbia usato per addormentarci doveva essere molto potente perché sento che la testa mi gira.

-Ben svegliato, Piccolo Spirito.-

            Fah Lo Suee è sulla soglia della stanza. Mi ha chiamato col vezzeggiativo che usava quando ero un bambino e lei già una donna fatta. Non ricordo quale sia la sua vera età, più di cento anni comunque. L’elisir di Lunga Vita di nostro padre l’ha mantenuta giovane e bella, ma la sua bellezza nasconde l’anima nera di un demonio.

-Cosa vuoi da me?- le chiedo –Perché sono tuo prigioniero?-

-Ma tu non sei mio prigioniero, Shang Chi.- ribatte lei –Io non ti voglio come prigioniero, ma come alleato… alleato contro nostro padre.-

            So che non posso fidarmi… qualunque cosa abbia in mente sarà pronta a tradirmi non appena le converrà, ma non posso non ascoltarla, non se voglio salvare i miei amici oltre a me stesso.

 

 

2.

 

 

            Le mie labbra ripetono il suo nome:

-Elektra… Elektra Natchios… cosa ci fai qui? Non lo sai che sei la donna più ricercata di New York e forse di tutta la Nazione?-

-Non è una novità per me.- ribatte lei mentre il suo sai è ancora puntato alla mia gola.

-Ma stavolta è diverso.- insisto –Fino ad ora c’erano voci ma nessuna prova concreta, adesso quelle prove ci sono: transazioni finanziarie, e-mail, tutto quello che serve per inchiodarti a parte, forse, un video con te che uccidi qualcuno…ma chi può essere sicuro che a cercare non salti fuori anche quello prima o poi?-

-Bel discorso… a frequentare Matt Murdock sei diventato esperto di legge. Ma ora passiamo agli affari: cerco informazioni.-

-Da me un umile giornalista? Credevo che avessi già il modo di sapere tutto quello che ti serve.-

-Ce l’ho, ma…- una breve esitazione e la comparsa di una traccia di accento greco nella sua voce, possibile che sia nervosa? -… ma voglio essere certa… voglio sentire qualcuno che sono sicura che non mi mentirà.-

-Non ti aiuterò a uccidere qualcuno.- ribatto cercando di ignorare la lama che mi stuzzica la gola e potrebbe tranciarmela in un secondo.

-Non c’entra col mio contratto.- replica Elektra –Questo… questo è personale.-

            Quindi è davvero tornata a New York per uccidere qualcuno. Sarei curioso di sapere chi[2] ma so di non avere speranze di riuscirci: è una professionista troppo in gamba per farselo sfuggire. Quanto alle sue ricerca… credo che sia sincera.

-Va bene… dico infine -… dimmi cosa vuoi sapere.-

            Elektra mi fa dei nomi: Nina McCabe, McKinley Stewart , King Lau, Konnie Weiss. Li controllo tutti ma non ci sono molte cose da dire: i loro nomi non compaiono nelle cronache recenti e nemmeno nelle linee aeree.

-Che mi dici di Luke Cage e la Nightwing Restorations?- mi chiede.

-Che se sono loro ad occuparsi della sicurezza dei tuoi amici, compiango chi tenterà di far loro del male.- rispondo.

            Elektra scuote la testa.

-Tu non conosci la Mano.- replica –Nulla può frapporsi tra loro ed i loro bersagli… nulla e nessuno.-

            La Mano, una setta giapponese di ninja assassini. Matt Murdock, Devil, me ne ha parlato qualche volta e con rispetto. Elektra era la migliore di loro finché non decise di mettersi in proprio e non la presero bene. Hanno cercato di ucciderla più volte, ma hanno sempre fallito.

-Grazie Urich.- mi dice –Ora girati e metti le mani sul tavolo.-

 -Intendi uccidermi?- chiedo.

-Non fare domande idiote.-

            Mi giro e faccio come dice. Attendo e solo dopo cinque minuti mi azzardo a girarmi. Lei è scomparsa.

 

            La ragazza bionda è americana, dice di chiamarsi Belinda Swann e di avere 17 anni. Gira ogni bar di Nuevo Laredo, sul lato messicano del confine, e pare decisa a divertirsi a tutti i costi.

            È appena uscita dall’ennesimo bar e cammina un po’ incerta sulle lunghe gambe che spiccano dal vestitino aderente che indossa, quando le si affianca un’auto.

-Hola chica.- dice uno dei passeggeri sporgendosi dal finestrino.

-Dici a me?- ribatte la ragazza.

-Tu es… - l’uomo si ferma e prosegue in Inglese -… sei americana?-

-Sì, sono americana.-

-Vuoi un passaggio chica?-

-Beh… io…-

            Prima che la ragazza possa continuare, due uomini scendono dall’auto e la afferrano per le braccia spingendola all’interno del mezzo che riparte a tutta velocità nell’indifferenza dei pochi presenti.

 

            Maximilian Quincy Coleridge IV ammette di avere un nome un po’ pretenzioso, uno di quei nomi che danno immediatamente l’idea di alta aristocrazia e di una famiglia ricca da generazioni, ma c’è poco da fare perché le cose stanno proprio così. C’è chi sostiene che c’era un Coleridge già sul Mayflower[3] ma non ci sono prove, mentre è certo che un Coleridge ha partecipato alla Guerra d’Indipendenza. Insomma una grande famiglia di cui Max è l’ultimo esponente ed uno di più discussi. Dopo la morte dei suoi genitori, uccisi da un ladro, si laureò in criminologia e scomparve per ricomparire improvvisamente diversi anni dopo ma solo per fare perlopiù la vita del recluso, un novello Howard Hughes anche se il motivo non è la paranoia ma piuttosto il timore che si possa scoprire che ha perso la vista nello stesso modo in cui è stato accecato il supereroe chiamato Sudario, questo perché lui è il Sudario.

            In questo momento, nel suo ufficio sopra il locale di San Francisco noto come Black Cat Club, Max Coleridge sta riflettendo: è preoccupato per le attività del Culto di Kali. Si era scontrato con loro nei sotterranei della città non molto tempo prima, disturbando una delle loro cerimonie, ma da allora, erano scomparsi nel nulla. Se non fosse saltato fuori quel cadavere l’altro giorno,[4] avrebbe potuto pensare che avessero lasciato San Francisco, invece...

            Quella che entra nell’ufficio, una bella ragazza bionda che indossa pratici jeans ed un maglioncino, è una delle poche persone che conoscono il segreto di Max: la bella cantante Angeline Morrow, meglio nota in certi ambienti come Mouse. Dietro di lei il gestore del club per conto dello stesso Max, un aitante uomo di colore di nome Edward Lavender, che nel mondo dei ladri è noto anche come Cat.

-Cosa c’è?- chiede Max ai suoi due fedeli collaboratori.

-C’è che abbiamo fatto un buco nell’acqua.- risponde Cat –Nessuno dei miei soliti informatori sa nulla del Culto di Kali.-

-La cosa non mi sorprende.- commenta Max –Non sono comuni criminali quelli e stanno ben nascosti.-

-Neanche le mie ricerche hanno avuto un gran esito.- interviene Mouse sconsolata –Sono solo riuscita ad appurare che Nekra non è più la loro leader: li ha abbandonati a se stessi dopo la loro ultima sconfitta.-[5]

-Forse ho un’idea.- esclama Max –I Thugs non compivano solo i loro strangolamenti rituali, ma a date ben precise effettuavano anche il sacrificio di una vergine. Se…-

-Non pensare che faccia da esca, capo.- ribatte Mouse –Non sono adatta a recitare la parte della timida verginella… per più di un motivo.-

-Non pensavo a te, Mouse… ho altro in mente.-

 

 

3.

 

 

            Paladin esce dal bagno e si dirige alla sua valigetta speciale. Ne trae il suo costume da battaglia e comincia ad indossarlo. Ha quasi finito quando dal letto viene una voce di donna:

-Te ne vai di già, Paul? Scusa… volevo dire Patrick.- c’è una sfumatura di insolenza nel timbro di quella voce –Non ti piace più la mia compagnia?-

            Paladin non volta nemmeno la testa mentre risponde:

-Se volevi un gigolò, Renée, avresti potuto trovarne facilmente uno da queste parti spendendo meno che a farmi venire da New York.-

-Chissà… forse pensavo che ne valesse la pena … e avrei avuto ragione.- ribatte Renée Deladier.

            Paladin si volta e si blocca: strane ombre scivolano sul corpo nudo della donna come se fossero vive. Un’illusione dovuta ad un effetto ritardato del Jet Lag o qualcosa di più inquietante? Un ricordo gli sale alla mente assieme ad una parola:

-Ecstasy.-

-Ti riferisci a quello che hai provato con me o a qualcos’altro?- chiede ridacchiando Renée mentre l’effetto scompare lasciando il dubbio che ci sia stato davvero.

-Parlavo di quelle pillole che fai distribuire nei locali di mezza Europa con poco riguardo per la salute altrui.- ribatte Paladin.

-Io sono solo una modesta imprenditrice che fornisce certi servizi al pubblico. Che colpa ne ho se in molti paesi la legge li definisce illegali? Non ti staranno mica venendo degli scrupoli?-

-Tranquilla. Mi hai assunto per eliminare un… tuo rivale in affari ed uccidere un trafficante di droga non mi ha mai creato problemi morali.-

-Vuoi dire che uccideresti anche me?- il tono della voce di Renée era volutamente ingenuo.

-Se mi pagassero abbastanza, forse… anche se ho delle remore a far del male alle donne, specie a quelle belle… come te.-

-Che caro. Quando pensi di cominciare?-

-Ho già cominciato.- è la secca risposta.

 

            È proprio il tipo di piano azzardato a cui potrebbe pensare una ragazza avventata di appena 18 anni, ma Nina non ne ha trovato uno migliore. Le informazioni che le hanno fornito dicono che l’uomo che sta cercando ha un debole per le ragazze molto giovani e se sono bionde è anche meglio. È così sicuro della sua impunità che non esita a farle rapire per strada anche di giorno. Tutto molto squallido a pensarci bene.

Quando le tolgono il cappuccio dalla testa Belinda Swann alias Nina McCabe si rende conto di trovarsi in un locale illuminato da luci basse. Ai suoi lati quattro uomini armati e davanti a lei un uomo robusto, anzi un po’ sovrappeso, con dei ridicoli baffetti.-

-Lo sai chi sono io?- le chiede quest’ultimo.

            Nina scuote la testa e l’uomo le solleva il mento costringendola a guardarlo.

-Io sono Carlos Alberto Ruiz Gutierrez ed in questa città io sono Dio.-

            Nina deve farsi forza per non ridere di fronte a quell’affermazione così pretenziosa. L’uomo continua:

-Se sarai carina e brava con me potrai restare qui, servita e riverita come una signora, ma se ti ribelli, farò comunque con te quel che voglio, poi ti passerò ai miei uomini e dopo che loro avranno finito di fare i loro comodi con te, ti spedirò di corsa in qualche bordello del sud, mi sono spiegato? Entiende?-

-Entiendo… ho capito.- mormora Nina. Ho capito che quello sarà comunque il mio destino alla fine.

            Mostrati sottomessa, pensa mentre la sua mano si stringe a pugno, attendi il momento giusto.

 

            La voce dell’uomo chiamato Principe degli Orfani ha un tono di solennità che quasi impone al suo uditorio di starlo a sentire. Miranda Rand ne sembra rapita e tu, suo fratello Daniel, l’attuale Iron Fist, ti mostri incuriosito ed attento. Orson Randall, il tuo predecessore nel ruolo di campione di K’Un Lun, sembra, invece, distratto, come se avesse sentito questa storia già troppe volte e non fosse particolarmente contento di sentirla ancora.

Sette splendenti città… - sta dicendo il Principe degli Orfani, altrimenti noto col nome di John Aman -… ognuna un mondo a parte… almeno per la maggior parte del tempo. Normalmente le Sette Città del Paradiso, come le chiamano, non si curano le une delle altre, ma ad un tempo stabilito c’è un allineamento dei loro assi e si trovano ad occupare lo stesso piano di realtà ed allora sono costrette ad interagire tra loro. Ogni città ha il proprio campione, a volte scelto quando si rende necessario, a volte parte di un linea ininterrotta dall’alba del tempo, leggende essi stessi come le loro città.-

            Lo interrompi:

-Ho visto un film da bambino dove dei campioni di arti marziali si sfidavano in un’arena[6]. Non mi dirai ora che è questo che devono fare i campioni di queste sette citta: partecipare ad un torneo?-

-Le cose sono più complicate di così, Daniel…- risponde Aman -… ma in sostanza non sei lontano dal vero. Forse gli inventori di un certo videogioco hanno tratto ispirazione dalle leggende, chi può dirlo?-

-Beh, io non sono interessato a certi giochetti.-

-Potesti cambiare idea quando ti avrò narrato tutta la storia.-

 

 

4.

 

 

            McKinley Stewart è un uomo alto, massiccio e muscoloso dalla pelle color ambra, folti baffi e lunghi capelli raccolti in una coda di cavallo. È un uomo che può far paura a chi non lo conosce ed in effetti sa essere pericoloso quando occorre. Nella sua vita, però, nulla l’ha messo più in pericolo della sua relazione con una certa donna, ma se lo chiedete a lui, vi risponderà che ne valeva la pena.

            È appena rientrato nella sua stanza che una voce di donna lo chiama da un angolo buio alle sue spalle

-Mac!-

            Mac si volta di scatto e la vede, seduta su una sedia appoggiata ad una parete. La scarsa luce che filtra dalle veneziane illumina le sue gambe nude e gli stivaletti rossi, ma non il resto, ciò nonostante la riconosce immediatamente.

-Elektra.- mormora Mac, stupito.

-Sono proprio io Mac.- risponde la ninja greca camminando verso di lui.

            Ripresosi dalla sorpresa Stewart le dice:

Non dovresti essere qui. Sei…-

-… ricercata da ogni polizia della nazione specie qui a New York? Me lo hanno detto in tanti ormai. Non preoccuparti, non resterò a lungo, ma prima di andarmene dovevo sapere come stavate tu e gli altri.-

-Come hai fatto a sapere che ero qui?-

-Ho seguito le tracce.- risponde Elektra come se fosse la cosa più naturale del mondo –Ora dimmi tutto di te e degli altri. So che siete stati attaccati dalla Mano.-

-Non c’è molto da dire… Luke Cage e le sue amiche, le Figlie del Drago, ci tengono sotto continua protezione. Si arrabbierebbero molto se sapessero che gli sei sfuggita da sotto il naso… ma io sono felice di vederti.-

-E Nina? È con te?-

            Il volto di Mac si rabbuia mentre risponde:

-Nina è… scomparsa. Il giorno dopo che i Federali hanno sequestrato i tuoi beni. Ha lasciato a Konnie un biglietto con su scritto: “Non cercatemi” e da allora nessuno di noi ne ha saputo più nulla.-

-Non posso lasciarla sola, devo trovarla ad ogni costo.-

-È la stessa cosa che lei diceva di te,.-

            C’è un momento di silenzio che ad entrambi sembra lunghissimo, poi Elektra dice:

-Non mi hai chiesto niente, Mac... sulle accuse contro di me, intendo.-

-Non ne ho bisogno.- risponde lui con voce tranquilla –Sapevo chi… e cosa eri quando ti ho conosciuto e mi sono preso i miei rischi. Non mi importava allora e non mi importa adesso se sei la più letale killer a pagamento del mondo. Avrei dovuto evitare di innamorarmi ma questo è un altro discorso.-

-Mac… io…-

-No, non dire niente. Forse diresti delle bugie e sarebbero peggio della verità. So già che te ne andrai e probabilmente non ti rivedrò più.-

            Elektra tace, poi fa un sospiro e si slaccia la bandana attorno ai capelli lasciandoli liberi.

-Posso sparire anche domani.- sussurra.

-Cosa?- c’è una nota di autentico stupore nella voce di McKinley Stewart.

-Hai capito benissimo ed ora aiutami ad uscire da questo costume prima che cambi idea.-

 

            Nina cerca di trattenere il disgusto mentre le mani dell’uomo percorrono il suo corpo e tirano giù la lampo del suo miniabito per spogliarla. Sente le risatine delle sue guardie del corpo che pregustano lo spettacolo.

Il vestito cade ai piedi di Nina che lascia ricadere le braccia lungo i fianchi e contemporaneamente si sfila le scarpe coi tacchi rimanendo a piedi nudi,

-Ehi… cos’è quella roba che hai addosso?- esclama il boss alludendo all’attillato costume da battaglia di Nina –Togli anche quello.-

-Un’altra volta magari.- replica Nina mentre qualcosa lascia la sua mano.

            Un secondo dopo uno shuriken dai bordi affilatissimi raggiunge il collo dell’uomo chiamato Carlos Alberto Ruiz Gutierrez tranciandogli la carotide. Mentre il boss della droga messicano viene soffocato dal suo stesso sangue, Nina si getta a terra evitando le pallottole dei suoi uomini che hanno reagito con un attimo di troppo di ritardo. Un secondo shuriken, le sole armi che Nina ha potuto portare con sé, vola per conficcarsi nella fronte di uno degli scagnozzi. Nina ringrazia tutte le ore giornaliere passate ad esercitarsi a lanciare le micidiali stelle dalle punte acuminate. Elektra è stata una maestra molto severa,

            Un’altra guardia prende la mira ma Nina è già scattata: un doppio calcio coglie l’uomo contemporaneamente all’inguine e al mento abbattendolo. La ragazza ricade con grazia e si guarda intorno: ha fatto fuori gli avversari più vicini, ma gli altri sgherri del boss arriveranno presto. Ora è il momento di vedere se le altre lezioni di Elektra hanno dato i loro frutti e lei ha davvero imparato le arti dei ninja. Peccato dover lasciare l’abito, in fondo le piaceva… ma ne comprerà altri con la ricompensa per questo lavoro.

            Sta davvero cominciando a pensare come una killer professionista. La cosa dovrebbe preoccuparla.

 

            Un assassinio politico, questo ha detto Nekra, ma chi è il bersaglio? Rick Mason, l’Agente, nella falsa identità di Sean O’Donnell, sa che non solo deve scoprirlo, ma deve anche impedire l’attentato: un’impresa non facile neanche per lui, visto che è continuamente sotto gli occhi di Nekra e di altri quattro agenti dello Spettro Nero.

Davanti ai suoi occhi ecco delinearsi la città di Washington, proprio il posto giusto per trovare un politico da assassinare: ce ne sono giusto un migliaio o due. Un po’ come trovare un ago in un pagliaio.

            La prossima volta dirà a Nick Fury di cavarsi da solo le castagne dal fuoco. Se ci sarà una prossima volta, ovviamente

 

 

5.

 

 

            Paladin entra nell’officina e si rivolge all’uomo che è impegnato con il motore di un’auto sportiva.

-Ciao, Lucien, l’hai trattato bene il mio gioiellino?-

            L’uomo fa un salto e per poco non sbatte contro il cofano aperto. Quando riconosce Paladin gli ribatte:

-Dovresti smetterla di arrivare così, un giorno o l’altro mi farai venire un infarto.-

-Sciocchezze.- replica, sorridendo, Paladin –Sappiamo tutti e due che sei più duro di me, solo ti piace far scena. Allora… dicevamo... il mio giocattolino?-

-Chiamare giocattolo quella meraviglia della tecnica è un insulto. Vieni con me.-

            L’uomo chiamato Lucien lo conduce in una stanza vicina dove c’è solo un’auto: una Jaguar XKR-S color cremisi.

-Gran bella macchina.- dice. -È quasi un peccato darla ad uno come te.-

            Paladin ignora la battuta e chiede:

-Hai fatto tutto quel che ti ho chiesto?-

-Ma certo, per chi mi prendi? Tutto secondo le tue istruzioni: sono stati eliminati i limiti di velocità potenziando i giri del motore turbo. In più: la carrozzeria è rivestita in chobham[7] con pellicole reattive che disperdono l’energia dei proiettili annullandola. Molto utile se ti sparano, cosa che ad uno come te dovrebbe accadere molto spesso.-

-Non lo nego.-

-Inoltre il metallo è in grado di autoripararsi se danneggiato grazie ad una pellicola viscosa autorigenerante. Il colore può essere cambiato grazie ad un pigmento sensibile all’elettricità: hai cinque diverse combinazioni più dieci di cambio targa. In casi estremi c’è un sistema di camuffamento che deflette la luce e rende invisibile l'auto, sia pure per poco tempo. Il sistema di guida è controllato digitalmente con GPS incorporato. In pratica quest’auto può andare da sola mentre tu dormi… o sei occupato a fare altro con un’eventuale passeggera.-

-Simpatico.-

-Passiamo alle armi: mini missili che partono da un alloggiamento sotto le ruote e guidati tramite GPS, mine antiuomo ed altri gingillini. Credo che solo le famose auto volanti dello S.H.I.E.L.D. abbiano un equipaggiamento simile.-

-Probabile.- risponde Paladin sedendosi al posto di guida –Hai fatto un buon lavoro Lucien.-

-Oh, io e la mia squadra abbiamo solo assemblato il tutto. Il merito maggiore va a quell’americano che ha progettato queste cosette: è davvero un ingegnere coi fiocchi. Come hai detto che si chiama?-

-Non l’ho detto. Lui preferisce essere chiamato Riparatore.-

-Come ti è venuta quest’idea di modificare una Jaguar? Hai speso un sacco di soldi. Se avessi rubato una delle auto dello S.H.I.E.L.D. avresti risparmiato.-

-E sarei stato braccato per il resto dei miei giorni, non ne valeva la pena. E poi… a che se serve avere un sacco di denaro se non ne spendi un po’ per le cose che ti piacciono? Ho visto un’auto simile in un film… o forse era in un libro che ho letto… e mi son detto che se andava bene ad un famoso agente segreto britannico, poteva andar bene anche per me.-

-E davvero vuoi andarci fino a Marsiglia?-

            Paladin fa un sorriso e risponde:

-Amico mio, a che serve avere una bella auto se non la si usa come si deve?-

 

            McKinley Stewart si sveglia ed allunga una mano verso l’altro lato del letto ma lo trova vuoto. Non è sorpreso, in fondo se l’aspettava: Elektra è arrivata come un fantasma e come un fantasma se n’è andata. Impossibile trattenere una come lei più di quanto lo sarebbe afferrare il vento con le mani.

            Probabilmente… no... quasi certamente… non la rivedrà più, ma di una cosa è certo: non rimpiangerà di averla conosciuta.

 

            Il Principe degli Orfani continua la sua narrazione:

-Le Sette Città del Paradiso non sono sole: per ognuna di esse ce n’è un’altra, la sua metà oscura il cui unico desiderio è inglobare la sua rivale.-

-Sono stato nella città opposta a K’Un Lun, anni fa.- lo interrompi -Assieme a… un amico…ho contribuito a rovesciarne il regime tirannico.-[8]

-Davvero, Danny Rand?- il Principe degli Orfani sembra compiaciuto –Sei davvero pieno di sorprese.-

-Te lo avevo detto che il ragazzo era in gamba.- interviene Orson Randall.

-Te lo concedo.- risponde John Aman –Tuttavia, Daniel, anche se puoi aver risolto almeno una parte del problema, rimane il fatto che le Città del Male vogliono approfittare dell’allineamento che si verificherà tra pochi giorni per spazzar via una volta per tutte le Sette Città del Paradiso e se ciò accadesse, ci sarebbero conseguenze inimmaginabili anche per il nostro mondo. Solo noi possiamo impedirlo-

            Immaginavi che lo avrebbe detto ma la cosa non ti fa piacere lo stesso. Per una volta almeno il peso di salvare il Mondo non poteva ricadere sulle spalle di qualcun altro?

 

 

FINE PARTE SETTIMA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Solo un po’ di brevi note:

1)     Renée Deladier, alias Ecstasy, è un personaggio creato da Peter B. Gillis & Chris Warner ed apparso per la prima volta su Doctor Strange Vol. 2° #78 (In Italia su Thor, Play Press) #60, che, per quanto ne so costituisce la sua sola apparizione in Italia. Ha acquisito il potere della Forza Oscura (la stessa a cui attingono Cloak, Stella Nera e il Sudario) e se ne serve per i suoi scopi criminali. Nella vita “civile” è un boss della droga (in particolare quella da cui prende il nome di battaglia) della Francia Meridionale. Da notare che quando usa l’identità e i poteri di Ecstasy va in giro praticamente nuda, coperta solo da una cappa formata dalla Forza Oscura ed alcune “macchie” della stessa che le coprono i punti “strategici”.

2)     Il progetto dell’auto di Paladin è ripreso quasi alla lettera da quello esposto nel libro “007: Operazione Decada”, scritto da Raymond Benson nel 1998, 31° capitolo della saga libraria di James Bond. Nel libro l’auto era una Jaguar XK8, io ho scelto un modello più recente.

3)     Per i patiti di Continuity, Elektra appare qui dopo i fatti di Occhio di Falco MIT #17, che vi invito molto caldamente a leggere.

4)     Elektra, Nina McCabe alias Cigno Nero, Paladin, ma in questa serie ci sono solo assassini a pagamento? Beh… non ho difficoltà ad ammettere che diversi personaggi di questa serie hanno una morale ambigua o comunque molto discutibile. Qual è il problema? -_^

Nel prossimo episodio: Cigno Nero si muove verso un confronto decisivo, Paladin organizza un assassinio, Clive Reston si confronta con la donna che l’ha quasi ucciso, il Sudario sulle piste del Culto di Kali e molto molto altro ancora.

 

 

Carlo



[1] Indovinate chi? -_^

[2] Ma voi lo sapete già, se avete letto Occhio di Falco #17.

[3] La storica nave che portò i Padri Pellegrini sulle coste dell’odierno Massachusetts nel 1609.

[4] Ovvero nello scorso episodio

[5] Spider Woman Vol. 1° #15 (In Italia su Settimanale dell’Uomo Ragno, Corno, #6/7).

[6] Che Danny alluda a “Mortal Kombat”? O forse ha visto “I tre dell’Operazione Drago”?

[7] Un materiale usato per il rivestimento dei carri armati.

[8]Shang Chi, Master of Kung Fu Annual #1 (In Italia su Shang Chi, Corno, #43).